Il giardino del monaco era simultaneamente hortus conclusus per il corpo e hortus infinitus per la mente. Il giardino del presente fa convivere la dimensione del raccoglimento e quella dello “spaziamento”.
Quattro stanze con fitti boschi di bamboo gigante sono lo spazio chiuso, i percorsi interni e i muri, trattati con lastre riflettenti, sono lo spazio immaginario. Le canne, il mondo esterno e il cielo si riflettono sulla soglia del reale e sembrano continuare oltre le superfici chiuse.
Il disegno formale tipico degli antichi parterre è la base per la rappresentazione di un luogo in bilico tra esperienza e contemplazione. Nel canneto l'uomo incontra fisicamente la natura, nei percorsi l'uomo contempla se stesso e il paesaggio.
I bamboo con il loro rapido accrescimento inscenano la contemporaneità, il simbolo del tempo che scorre ma non cancella le tracce della storia.
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