Il giardino “riflette”. Riflette la solitudine del monaco che da solo, fuori dal mondo, prega, contempla, studia, lavora, riflette. La sua rinuncia al mondo esterno non può non tener conto che quest’ultimo, comunque, esiste e con la propria complessità, ossessione per l’incertezza e il disordine, si insinua e irrompe nel suo orto confinato ora che i muri antichi sono atterrati Il disegno del giardino scardina l’organizzazione dell’impianto classico dell’orto monastico. I percorsi, che si originano idealmente dalla traccia dell’antica linea d’acqua (acquedotto) muovono verso direzioni non convergenti pur originandosi da un unico centro. Il tema dell’acqua, soltanto richiamato, di nuovo riporta alla “riflessione”. La vegetazione e gli elementi del giardino sono specchio dell’isolamento che sottende all’esercizio del sacro: gli olivi, unici spettatori della disumana solitudine del Cristo; la ginestra , solitario, umile e tenace fiore “contenta dei deserti". |