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il giardino delle nuvole |
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La sacralità del luogo si ritrova anche nei gesti quotidiani dei monaci per mettere a coltura le terre. Confrontando il territorio aperto (il paesaggio del Vallo di Diano) con lo spazio eletto a giardino (l’hortus conclusus), per entrambi vige un sottile ma forte rapporto con il tempo e le stagioni della vita. Al cielo si rivolgevano entrambi, monaci e paesani, i costruttori del paesaggio, per dover percepire l’alito di vento come presagio di lieta o sfavorevole “novella”, e i chiari e gli scuri (ombre) del cielo significavano i mutamenti del clima da cui poter ottenere giusto tributo a grandi fatiche: speranza per abbondanza del raccolto e fertilità delle terre, e a cui si affiancano i riti della benedizione divina dei frutti del campo. In tal senso lo spazio murato viene fatto “esplodere” poiché giardino e territorio si specchiano nel cielo, e il giardino delle nuvole è l’interpretazione di un cielo benevolo dove, camminandovi, ognuno possa ritrovare, toccare, odorare il suo cielo. |
Author(s): federico faraoni, stefano mengoli, andrea vincenti |
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