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UNA STORIA DI COLLABORAZIONE |
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L’affastellarsi temporaneo di essenze ’spontanee’ e lo squarcio da cui sgorga una vena d’acqua costituiscono il nucleo ordinatore della delicata intensità della proposta. E' proprio l’acqua a fare da protagonista: i resti dell’acquedotto ne rammentano l’antico percorso; il previsto invaso che erode il terreno ne amplifica il rinnovato gorgoglio; i getti ritmici delle gocce nebulizzate ne denunciano le capacità vitali in termini di qualità ambientale mentre il suo suono peculiare accompagna e direziona i passi, inusuali, nell’erba alta in cui cogliere profumi e colori.
Nel giardino della cella 25 si azzera qualsiasi artificio di ordine contemplativo dando luogo a una storia di collaborazione con il paesaggio naturale. Non esistono opere fisse: anche l’arredo è assente mentre il sistema delle sedute si organizza liberamente, secondo l’inventiva del fruitore.
Una luce notturna ‘segreta’ segna l’incisione nel terreno; l’illuminazione ‘diffusa’ è affidata alle luci della città. |
Author(s): anna maria atripaldi, simona calvagna, alfio fabio finocchiaro |
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