Lambiccare un pensiero della natura che si faccia modello, ovvero materiale? Costruire una forma del paesaggio che rammemori l’invalido rapporto tra l’uomo che mira e una natura rimirata?
Questo è il giardino.
Proprio di questa fragrante inattualità bisogna fare MONIMENTO.
La grammatica: quella della tradizione.
Le materie: quelle di sintesi che si esaltano nelle trasparenze e nella rifrazione; nel vetro lo scintillio, la grana, il tintinnio.
I materiali: resti dei prodotti industriali in dismissione con l’intento di estrarre il valore di forma residuo epperchenò resti di utilità.
Ecco fatto: un suolo artificiale dalla rigida geometria che si piega e si ritrae di fronte alle cose edilizie; fluttuanti figurine multicolori poste in cima a flessibili aste che si agitano al vento; tre articolate memorie topiarie che misurano l’intero spazio.
Insomma, il paesaggismo si fa monumento acciocchè il giardino, nuovamente celibe, possa rimirarsi finalmente nel suo artefatto.
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