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Il disegno sorge come un’attitudine del sito stesso, tradotta in un aspetto del suolo, della luce o dell’ombra, di texture contrastanti. Prima di definirsi come spazio abitato, il luogo reagisce alle pressioni che in esso si esercitano, si deforma, liberato, in un movimento tettonico che genera nuove forme, nuove situazioni, nuove relazioni. Infine, è abitato. I percorsi si legano alle quote più basse, alla ricerca di un passaggio più comodo. Le aree di sosta si collocano negli angoli più intimi, più riparati, mentre le zone di svago infantile cercano maggiore apertura in una piccola valle. La modellazione del terreno enuncia un principio a cui la vegetazione reagisce. Il giardino diventa un ritratto in piccolo formato di un funzionamento sistemico ed organico, e la natura invade lo spazio, non attraverso la copia di un’immagine ma attraverso la descrizione dei suoi processi.